La sessualità umana, nella sua unica dinamicità, domina grande parte della vita quotidiana: pensieri, atteggiamenti, relazioni, linguaggio, pianificazioni del tempo libero etc., il tutto in maniera più o meno accentuata. Parliamo di sexual addiction quando il coinvolgimento da parte della nostra dimensione sessuale è tale da non lasciare spazio ad altro che non sia la ricerca spasmodica del piacere erotico.
La dipendenza dal sesso, come tutte quelle più note, è qualcosa di grave, ed è caratterizzata dalla ricerca sola, personale, triste e frustrante dell’atto erotico. L’individuo perde progressivamente la capacità di elaborare le idee in maniera autonoma, e, di conseguenza, la libertà di scegliere il bene per se stessa.
Tutte le forme di dipendenza vincolano il soggetto pensante al desiderio di un momento e ci spingono a compiere un’azione automaticamente, in maniera procedurale. Si persegue, in questo modo la chimerica soddisfazione finale. In altre parole, definiamo sexual addiction ossessione costante dell’appagamento.
È bene fare attenzione: sappiamo che il sesso fine a se stesso conduce al piacere, non alla felicità. L’atto sessuale può essere una forma di relax e non il raggiungimento dello “stare bene”. In questi ultimi anni, tendiamo a confondere diversi tipi di sentimenti tra loro, quando in realtà rappresentano stati psicologici differenti. Mentre il “piacere” è qualcosa di momentaneo, e giustamente come viene se ne va, lo “stare bene” oppure l’“essere felice” descrive la gioia data dal raggiungimento di un obbiettivo, la soddisfazione di una ricerca o di un lavoro andato a buon fine.
In quest’epoca le notizie bruciano al ritmo di un secondo, allo stesso modo le immagini, i video, le canzoni etc. A colpi di tik, ci illudiamo di conoscere persone nuove, di diventare celebri, di esprimere noi stessi e molto altro. Dimentichiamo che i sentimenti, in particolare modo quelli seguono le relazioni, hanno bisogno di tempo per nascere e crescere; non sono utensili usa e getta. In questi tempi del tok scambiare il sesso per amore è la normalità perché non siamo educati a riconoscere quelle relazioni che possono darci l’amore.
Con quest’aspetto della vita umana ci avviciniamo ad un altro sintomo della dipendenza: la solitudine. Chi è solo generalmente pensa, o crede, o constata, di non avere instaurato relazioni soddisfacenti: di tipo amicale, fraterno, amoroso etc. Soffre per una mancanza, ovvero il risultato di un disagio che precede la socializzazione oppure l’incapacità di sapere dialogare per fare fronte a nuove conoscenze e amicizie. L’atto sessuale, in questi casi, svolge una ruolo importante.
Il sesso è la maniera economica per auto-convincersi di poter relazionare senza sapere da dove partire. È la strada più veloce e sicura di instaurare un contatto profondo con gli altri. Dal lato intimo, sfruttando la privata nudità, tentiamo di impostare lo start-up della relazione. L’appagamento sessuale assuefà, in altre parole, con una doppia azione: 1) pretende di colmare il vuoto che si crea dalla nostra incapacità di relazionare, dalla frustrazione di non potere conoscere profondamente le persone, 2) ci fa credere, ahimè, che in fondo la felicità sia solo piacere.
In questo ultimo caso, è difficile poter convincere le persone, per chi pensasse che la felicità sia solo un’illusione, del contrario. La negazione dell’esistenza di cose trascendenti alle volte nasconde la paura di credere, di volere sentire in se stessi che c’è sempre altro al quale possiamo aspirare poiché uomini liberi e desideranti.