Ancora per molti e pure in quei paesi che, come la Svizzera, hanno legiferato in favore dei diritti delle coppie omosessuali, la famiglia rimane quella formata da un uomo e una donna che quindi sarebbero gli unici a poter contrarre un matrimonio.

La famiglia naturale, sostengono in molti, è quella fondata sul matrimonio di un uomo e una donna che insieme hanno il compito e il dovere di procreare.

Molto ci sarebbe da dire sul concetto di natura e di famiglia naturale alla luce del diritto positivo e della speculazione che ha costruito una nuova cultura razionale grazie anche all’illuminismo e all’avvento delle scienze. La legge, il diritto, le istituzioni come la famiglia sono determinate, elaborate e trasmesse attraverso la cultura dell’uomo che è una sua propria produzione. In natura di per sé la famiglia così come da noi è conosciuta non esisterebbe affatto.

Modelli diversi di famiglia, legati a stereotipi di diversi tempi e culture, si sono susseguiti nella storia dell’umanità tanto da farci ben pensare quanto sia il nostro arbitrio a influenzare il modello sociale, e quanto ancor più nel tempo lo stereotipo cristallizzato nella comunità ottenga il potere di influenzare il singolo.

Nella natura dell’uomo e degli altri esseri viventi esiste l’eterosessualità come l’omosessualità e la bisessualità. Questo ci dice la scienza e la ragione.

Il matrimonio è stato per moltissimo tempo un contratto che aveva il compito di trasmettere proprietà. Le famiglie si accordavano per il loro beneficio e a nessuno interessava prendere nel merito i sentimenti e i legami. Oggi certamente possiamo invece pensare che il matrimonio sia una libera scelta, almeno nella nostra parte del mondo, prodotta dalla volontà di stare insieme, dall’amore e dall’affetto.

Sorge a questo punto la domanda spontanea e semplice: esistono amori migliori o superiori? Amori che hanno più diritti? Amori di serie A e di serie B?

Qualcuno fa emergere la funzione riproduttiva del matrimonio eterosessuale, come a voler pensare che due non sposati non possano avere figli o ancora che due persone per sposarsi debbano necessariamente volerli. Come a voler dire inoltre che le coppie omosessuali non siano in grado di crescere dei bambini, come già per altro fanno con gli stessi problemi e le stesse gioie degli altri.

Molti credono che alla fine è sufficiente avere qualche diritto per le coppie omosessuali e in questo i modelli come il PACS alla francese o l’Unione domestica registrata alla svizzera siano più che sufficienti.

Ma ancor più che per tenere la parte a qualcuno, e in particolare a chi come le persone omosessuali subiscono discriminazioni, il punto invece della questione è di carattere più universale e attiene al diritto. Se tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, nascono “liberi ed eguali” come annuncia il primo articolo della Dichiarazione Universali dei diritti umani e se è vero che è un diritto di ciascuno quello di potersi sposare raggiunta la maggiore età, allora quel diritto non può essere esclusivo di una parte, seppur questa parte corrisponda alla maggioranza.

L’eguaglianza sostanziale è infatti quel principio irrinunciabile di ogni democrazia compiuta che ci pone tutti sullo stesso piano, con gli stessi diritti e i medesimi doveri. E a questa si aggiunge l’eguaglianza formale ovvero il principio di non discriminazione che si applica a tutte le norme. Per questo è insufficiente creare un istituto giuridico come l’unione domestica registrata che da una parte esclude le coppie di fatto eterosessuali e dall’altra non riconosce i medesimi diritti del matrimonio alle coppie omosessuali.

In conclusione l’abitudine a complicare le norme per piacere più a tutti o per mancanza di coraggio si traduce in disparità di trattamento e diseguaglianza.

Nessuno per una propria condizione personale dovrebbe essere trattato in modo diverso. Tutti abbiamo diritto ad amare e a vedere riconosciuta la nostra famiglia.

Marco Coppola

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