Egregio Direttore,
scrivo in risposta alla lettera pubblicata sul numero di oggi, “No ai matrimoni omosessuali” di Daniel Brumelli dei Giovani UDC Ticino.
Difficile comprendere quale sia la relazione logica, ancor prima che sociale e giuridica, tra la crisi del matrimonio eterosessuale e l’estensione del matrimonio alle persone dello stesso sesso. Le coppie eterosessuali si sposano, non si sposano e decidono di mantenere saldo il legame matrimoniale, oppure di scioglierlo, indipendentemente dalle persone omosessuali e dai loro diritti. La relazione, qualunque forma abbia, dipende sempre dalle persone che la compongono. Difficile imputare all’esterno la sua conservazione o il suo deterioramento.
Dice bene l’autore della lettera nel sottolineare un lento ma progressivo aumento dei paesi nel mondo che hanno esteso e stanno estendo il matrimonio alle coppie omosessuali. Anche quei paesi, come la Francia per esempio, che in precedenza avevano già previsto forme di riconoscimento come i PACS. Diversamente da lui però, io vedo in questo come nella votazione favorevole dei giovani alla Sessione federale un segno del progresso, indipendentemente dal numero di persone che poi decideranno liberamente di sposarsi. Non per una mera questione relativa al “politicamente corretto”, come a detti di molti e impropriamente – ma per una necessità di realizzazione dell’eguaglianza formale e sostanziale che è alla base della democrazia. Uguaglianza tra i cittadini prevista a partire dalla prima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, in tutte le costituzioni moderne compresa la nostra Costituzione federale all’art. 8.
Se siamo tutte e tutti uguali, anche l’accesso al matrimonio dovrebbe a tutti essere garantito. Non esistono infatti coppie di serie A e coppie di serie B, amori migliori o peggiori, così come non possono esistere persone con più diritti fondamentali di altre. Le persone liberamente potranno decidere se sposarsi, se non sposarsi, oppure se adottare forme di riconoscimento meno vincolanti (come i PACS francesi). Ma eguaglianza vuol dire lasciare ai cittadini questa scelta. Dare a tutte e tutti le stesse opportunità.
L’adozione dei bambini non è necessariamente direttamente connessa al matrimonio, essendo il diritto del bambino sempre prevalente rispetto a quello degli adulti. Anche in questo però dovremmo forse meglio informarci e sapere che il benessere del bambino non dipende da come una famiglia è composta ma dall’educazione che quel bambino riceve. Genitori eterosessuali e omosessuali, secondo la letteratura scientifica, hanno le stesse capacità educative e genitoriali. Esistono infatti nazioni nelle quali è prevista l’adozione per le coppie omosessuali, oltre che per i single. Esistono coppie gay, in Svizzera come nel mondo, con bambini che crescono bene, senza differenze di sorta con gli altri bambini che hanno genitori eterosessuali.
L’ideologia, i pregiudizi e gli stereotipi non fanno mai bene alla democrazia e al benessere dei cittadini e della società. L’informazione, lo studio approfondito, il dibattito scientifico rendono qualunque tesi più credibile, legittima e utile anche agli altri.
Marco Coppola, Zonaprotetta.
Lugano, 27/11/2013
Fonti:
AAP (American Academy of Pediatrics): “Where We Stand: Gay and Lesbian Parents”
http://pn.psychiatryonline.org/content/37/6/4.full, http://www.famigliearcobaleno.org/Documenti.asp?id=80
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